Valerius, la purezza della forma

Cos’è l’arte? Per molti è semplice imitazione del reale, per altri è il frutto di una semplice creatività; per noi, che osserviamo le opere di Valerio de Marchi, è questo e molto altro. 
Attraverso le sue sculture Valerius non solo ci rende spettatori della sua abilità nel plasmare la materia e dare forma ai suoi pensieri, ma anche partecipi di una perfezione che supera la realtà collocandosi nell’idealità. Nella produzione di De Marchi realtà e idea si fondono: il vero soggetto è la femminilità e la donna è quel corpo che, attraverso le sue movenze, le sue linee, e la sua plasticità, la incarna in modo assoluto. 

 

Un inno alla Femminilità: la Miss è immagine di una donna forte, fiera, disinvolta. Consapevole della propria bellezza, si mostra allo spettatore in modo sfacciato.

I lunghi capelli, non legati ma raccolti tra le mani, trasmettono un senso di morbidezza, leggerezza e naturalità.

Il seno, simbolo di maternità e fertilità, è mostrato con disinvoltura dalla donna che, attraverso la posizione delle braccia, lascia concentrare lo spettatore nelle forme morbide e sinuose che lo compongono.

I tacchi rossi, emblema di passione ed eroticità, incorniciano i suoi piedi, sollevandola -anche se di poco- dal terreno. 

Sospesa dalla realtà, raggiunge simbolicamente l’ideale. Così facendo si spoglia della sua fisicità rimanendo linea sensuale e forma femminile. Scolpita dalla luce, La Miss è espressione di una bellezza eterea ed immutabile.

 

  

La schiena curva, la testa china, le gambe incrociate: l’ingarbugliata posizione del corpo diventa prigione dell’anima della donna. Il viso e le intimità rimangono celate: l’identità è assente, e il corpo svuotato della sua anima si accascia su se stesso. In questo modo lo spettatore fruisce della bellezza estetica di questa Ninfa, disinteressandosi di risalire a sentimenti, emotività e passioni che la animano.

Ecco a voi l’emblema di una donna prigioniera di un’immagine che per secoli le è stata costruita addosso: pura corporeità. L’assenza di interesse, e l’incapacità dei più di indagarne l’interiorità, è ciò che ha portato nel tempo la donna ad essere considerata mero oggetto di esibizione. 

In Ninfa con Putto assistiamo a un momento di massima intimità tra due soggetti. Mentre lei è distesa in modo rilassato sulla roccia, lui con sguardo amorevole, le sfiora le dita. Lo scambio degli sguardi e della ciotola è metafora di uno scambio più profondo: quello della vita.

La donna, simbolo di maternità e di fecondità, siede insieme al Putto su un tappeto rigoglioso: la vite ricca di grappoli allude all’amore, alla pace e alla prosperità. Ancora una volta la luce riflessa eleva i corpi dalla materialità della roccia su cui siedono, spogliandoli della loro fisicità. In questo senso i due soggetti si fanno veicolo di uno scambio di amore, intimità e complicità tale da cullare e animare chi assiste alla scena.

 

 L’abilità di De Marchi nel plasmare la materia conferendole plasticità e sensualità è ciò che rende le sue opere Ideali. Esse infatti sono emblema di bellezza classica, tale da rimanere invariata nel tempo, sempre forte e capace di infondere in chi la guarda fascino e stupore. La perfezione delle linee e delle forme rappresenta il connubio ideale per l’origine di una donna consapevole di se stessa e capace di rendere il proprio corpo strumento di affermazione.