La metamorfosi continua di Pietro Mancuso
A un primo sguardo sembra un gioco. Il senso di leggerezza di quest’opera, S.T. del 2013, è dato dall’uso di una tavolozza vivace per rappresentare un soggetto non condizionato dalla realtà empirica. Ma uno sguardo più attento e paziente rivela significati più profondi. Figure femminili s’intrattengono in modo disinvolto con artefici meccanici. La fusione di forme sinuose, morbide, delicate quasi eteree, con quelle più decise, rigide taglienti, rivela un’unione più profonda tra naturalità e meccanicità. La metamorfosi è solo allusa: non ancora estrinseca nelle forme, ma percepibile idealmente. Attorno al nucleo, la superficie della tavola è percorsa da linee miste ma aperte che tracciano piani spaziali; questi continuano oltre la superficie pittorica, percorrono la cornice ma la superano, escono dal quadro fisico per avvolgere l’intera realtà ad esso esterno: queste aree sono funzionali ad accogliere quelle metamorfosi che prenderanno forma successivamente, nei pensieri più reconditi dell’osservatore.